mercoledì 16 luglio 2008

Cap.4 Riflessioni su ciò che è "Storia"

Seconda parte

Eravamo rimasti alla comparsa delle carte da gioco in occidente nel XIV secolo. Per ora mi limiterò a proseguire la discussione su ciò che è documentato.

Due cose sono certe, la prima che le carte entrate in Europa erano solo carte numerali, cioè carte composte da quattro semi (spade, bastoni, coppe e denari) numerate da 1 a 9 o 10, prive di figure umane.
Questa ad esempio è la carta che corrisponde al re di denari.
Nella cultura mussulmana sono assolutamente proibite le raffigurazioni umane.

La seconda, molto importante è che da subito il gioco delle carte si diffuse a macchia d’olio e in poco tempo divenne così popolare da indurre le autorità a prendere provvedimenti.

vedi anche questa intervista a Dummett, uno dei massimi studiosi di Tarocchi.



LA DIFFUSIONE DEI TAROCCHI TRA I SECC. XV-XIX

di Giordano Berti e Pietro Marsilli

Origine del gioco del Tarocco
Il gioco del tarocco rappresenta uno dei capitoli più affascinanti della storia del costume in Europa. Il problema delle sue origini, del significato delle figure e delle utilizzazioni di cui è stato oggetto nel corso dei secoli ha sempre stimolato la curiosità di storici dell'arte,etnografi, letterati, esoteristi. Ma per quanti libri siano stati scritti sull'argomento, ancor oggi, a quasi cinque secoli dalla sua prima apparizione storicamente documentata, questo gioco rappresenta un mistero insoluto.
Le ricerche sulla letteratura del Medioevo sino alla fine del sec. XIV non hanno messo in luce alcun testo dove sia menzionato il tarocco. I trovatori, i romanzieri, i moralisti che descrivono la vita quotidiana nei castelli, nelle case borghesi e nelle taverne; i predicatori che, dal pulpito, fulminano contro i vizi, parlano di differenti giochi ma il tarocco non è mai citato.
In realtà esistono alcuni racconti della prima metà del sec. XIV dove si parla di giochi di carte, ma si tratta sempre di interpolazioni posteriori, sostituzioni avvenute nei secoli successivi, quando queste opere vennero riprodotte a stampa. Tralasciando i testi di incerta credibilità citeremo soltanto i documenti che non lasciano dubbi circa la loro autenticità (Van Rijnberk 1947, pp. 41-42):

1371 Italia. In un documento relativo ai diritti e doveri dell' Abbazia di Montecassino è citato un «Iudus cartarum».

1375 Italia. Un decreto emesso dai Priori di Firenze invita a combattere un «Iudus qui vocatur naibbe>" di recente introdotto a Firenze.
1376 Italia. Nel Libro di Provvigioni Fiorentine viene dichiarata applicabile al nuovo gioco dei naibi la legge della zecca, ossia le imposizioni fiscali.
1377 Svizzera. Il frate domenicano Johannes de Rheinfelden nel suo Tractatus de mori- bus et discipline humanae conversationis riferisce l'introduzione a Basilea di un «Iudus cartarum». In questo gioco è descritto lo stato del mondo, e può essere comparato col gioco degli scacchi perché in entrambi ci sono re, regine, nobili e popolani. Così l'uno e l'altro gioco possono essere trattati in senso morale.
1377 Francia. Il Prefetto di Parigi proibisce di giocare a carte nei giorni lavorativi. Il medesimo divieto viene espresso nel 1380 a Lille.
1378 Germania. A Regensburg viene vietato il gioco delle carte. Lo stesso accade nel 1381 a Nuremberg, nel 1391 ad Augsburg e nel 1397 a Ulm.
1379 Olanda: Renier Hollandier, tesoriere del Duca di Brabante, nota l'acquisto di un gioco di carte. Da questa data fino al 1383 sono menzionati gli acquisti di altri venti giochi di carte di prezzo diverso.
1380 Spagna. Un atto notarile degli Archivi della Città di Barcellona cita un «Iudus de naips,> tra i beni di un negoziante. Due anni più tardi, lo stesso gioco è indicato in diversi decreti municipali.
1381 Francia. In un atto notarile registrato a Marsiglia, un viaggiatore promette al suo compagno di viaggio di non giocare a «nahipi>,.
1388 Svizzera. A Costanza viene emesso un divieto contro i giochi di carte. Idem a Zurigo nel 1389.
1392 Francia. Nel registro dei conti di Claude Poupart, tesoriere di Carlo VI, è citato il pagamento a Jacquemin Gringonneur di 56 soldi parigini per l'acquisto di tre mazzi di carte a oro e vari colori, per vincere la melanconia del Re.
1393 Italia. Il cronista fiorentino Giovanni Morelli parla dei naibi come di un gioco adatto ai fanciulli.
1396 Francia. Il cassiere della Regina nota un pagamento a Guiot Groslet per lo studio di un nuovo gioco di carte.
Questa è pagina 9 di "Tarocchi Arte e Magia" edizioni Le Tarot.
clicca anche qui

Con questa carrellata documentale voglio portare l'attenzione sullo scompiglio creato dalla comparsa delle carte in occidente e far riflettere sul fatto che un gioco così semplice e immediato, in qualsiasi epoca fosse comparso avrebbe creato altrettanto scompiglio. Per tanto è difficile pensare che le carte da gioco circolassero molto prima delle date documentate senza che nessuno le notasse.

Come gioco d’intelletto o di intrattenimento era sicuramente più pratico degli scacchi, si poteva giocare con un maggior numero di persone ed era nettamente più comodo da trasportare. Le carte divennero in poco tempo il gioco di tutti, talmente popolare che iniziarono a sostituirsi anche ai dadi nel gioco d’azzardo.
Gertrude Moakley sostiene che probabilmente il numero dei 21 + 1 Trionfi, possa essere determinato dalla comparazione con i dadi. Di fatti la somma dei numeri di un dado è 21 (1+2+3+4+5+6=21) questo potrebbe anche spiegare perché il matto non sia numerato oppure il numero identificativo attribuito sia lo 0; ancora oggi nelle carte da gioco a seme francese “il matto” è una carta non numerata e funge da giolly.
Vedi qui versione inglese
Versione tradotta
Per una trattazione più completa sul Jolly vedi qui
Questo è molto più plausibile della teoria di Eliphas Levi che vorrebbe il 22 come numero cabalistico vedi qui.

Mettere in ordine le idee

Per continuare questa discussione dobbiamo stare attenti a non cadere sulla "buccia di banana" che ha già fatto scivolare più di uno studioso. Questa buccia si chiama “carte”, se noi iniziamo ad usare il termine per “tutte le carte” perderemo il senso di ciò che è accaduto.
Per fare un parallelo uso questo esempio: provate ad immaginare che fra 600 anni discutendo sull'invenzione del motore, ed avendo perso ogni documentazione a riguardo, si iniziasse a non specificare motore a scoppio piuttosto che elettrico, a benzina piuttosto che diesel ecc... e si mescolasse tutto in un gran calderone per arrivare alla conclusione che un'invenzione così incredibile non può che arrivare dall'antica saggezza egizia, di fatti in un geroglifico si vede un egizio che sembra imprigionare del vapore. Esempio sicuramente stupido ma più o meno è quello che è successo alla storia delle carte.

Per la storia è necessario specificare quali carte? Dove e come comparvero? Per l'occidente ci sono delle prime carte, che sul finire del XIV secolo entrano in questo territorio ed in questa cultura da più parti, Spagna Italia e probabilmente altrove, introdotte dai saraceni. Poi, come avviene per le culture che mescolandosi iniziano a contaminarsi e trasformarsi, così è stato anche per le carte. Diventando il gioco di tutti, poveri e ricchi, spagnoli, italiani francesi tedeschi ecc… iniziarono a mutare prendendo le connotazioni dell’ambiente in cui sedimentavano. Da prima comparvero variazioni nei semi delle carte, le spade, denari, coppe e bastoni divennero anatre, falconi, cani, cervi. Poi si iniziò ad aggiungere alle carte numerali delle figure di corte, dame o damigelle cavalieri fanti re e regine ecc… All’inizio del 1400 le carte erano diventate di gran moda e si commissionavano sempre nuovi mazzi. È in questo periodo che abbiamo la prima notizia documentata della commissione di un mazzo particolare: Filippo Maria Visconti commissionò lo studio di un mazzo mitologico, il mazzo degli dei, al suo anziano precettore e consigliere Marziano de’ Rampini da S. Aloisio, detto Marziano da Tortona. Alle 36 o 40 carte numerali invece delle 16 carte di corte si aggiunsero 16 carte così suddivise:

Aquile
Virtù: Giove, Apollo, Mercurio, Ercole

Falconi
Ricchezza: Giunone, Nettuno, Marte, Eolo

Cani
Castità: Diana: Vesta, Pallade, Dafne

Colombe
Piacere: Venere, Bacco, Cerere, Cupido.

Per quello che fino ad oggi si sa, questo potrebbe essere il prototipo dei successivi mazzi denominati “Trionfi” cioè le 22 carte con disegni molto suggestivi nettamente diversi dalle altre.
Attualmente nei Tarocchi, mazzo composto da 78 carte, divise in due mazzi distinti come “Arcani Maggiori” per le 22 carte particolari e “Arcani Minori” per le 56 che si usano anche come carte da gioco.

Gli Arcani Maggiori, oggi, sono perlopiù usati nella divinazione o in qualche rituale esoterico, la conoscenza ludica di queste carte è rimasta esclusiva di qualche paesino italiano. Anche anticamente non si sa di preciso se con queste carte si giocava come con le altre.
Di fatti la forgia raffinata e spesso le dimensioni non sembrano adatte al gioco.
Sappiamo che le carte "degli dei" di Filippo Maria Visconti (il probabile prototipo) furono commissionate come carte pedagogiche. Non era solo un gioco d’azzardo, ma anche di erudizione e sul tavolo si scontravano gli eroi della Virtù contro quelli della Ricchezza e quelli della Castità contro quelli del Piacere, Virtù e Castità alleate contro Ricchezza e Piacere. Marziano scrisse anche un libro di accompagnamento, il primo manuale d’istruzione per un gioco, dove non si sofferma tanto sulle regole, quanto sulle allegorie delle divinità da tener presenti nel gioco. Non tutti i giocatori erano così ferrati in cultura classica come il suo pupillo e quindi qualche istruzione supplementare non guastava. E poi, non era l’educazione il fine ultimo dei giochi? (storia di Milano).
Ma di queste carte ci rimane solo il libretto di istruzioni e non sappiamo come erano le originali, mentre ci sono pervenute le successive committenze sforzesche e decisamente essendo carte grandi e pregiatissime, punzonate in oro e argento, non sembrano assolutamente adatte al gioco.

Fine seconda parte

martedì 15 luglio 2008

Cap.3 Riflessioni su ciò che è "Storia"

Storia.
Quando parliamo, leggiamo o facciamo considerazioni sulla storia, spesso questo viene fatto come se la storia fosse una semplice linea retta temporale.
Il tipo di semplificazione insegnataci a scuola non considera la realtà dei fatti e i fatti sono sempre un intricato intreccio di avvenimenti a volte anche banali, ma importanti nelle conseguenze.
Prendendo come analogia un albero
(esempio: nella Genealogia si costruisce un albero famigliare),sì; esiste un fusto ben visibile e diritto, ma l’essenza dell’albero sta nelle sue radici sotterranee, nelle ramificazioni e nelle foglie.
Spesso la storia insegnata nelle scuole assomiglia a quei tronchi che si vedono nelle segherie di montagna, dritti, privati di radici, rami e foglie, pronti a essere tagliati in assi o modellati a piacere dal loro compratore.
Semplificazione queste, inaccettabile quando invece si vuole arrivare a capire veramente gli eventi che hanno determinato una storia.


Storia dei Tarocchi
Molti libri o articoli, che hanno la pretesa di raccontare la storia dei Tarocchi, iniziano con questa frase: "Le loro origini sono così antiche da aver fatto perdere nella notte dei tempi ogni loro traccia".
Questa è sicuramente una semplificazione accattivante per un libro mitologico e di fatti tutti i libri che partono con questa traccia, palesemente o in maniera occulta sottintendono che i tarocchi abbiano un’origine Egizia, cosa finora indimostrata, comprendendo in questo anche la supposizioni che la tavoletta della “Mensa
Isiaca” sia il prototipo dei Tarocchi.

















clicca qui: STORIA DELLA MENSA ISIACA
Per fortuna poi ci sono (pochi ma ci sono) studiosi seri come: Sir Michael Dummett, Gertrude Moakley, Stuart kaplan, che tentano di arginare questo dilagare di oppinioni e banalità.
Ultima uscita cronologicamente, quella di
Philippe Camoin che sostiene l’origine Marsigliese delle carte più antiche.
Anche se non ci sono prove (anzi le prove confermano che le carte marsigliesi sono copiate da un prototipo Lombardo antecedente di almeno 250 anni) ci dice:
La mia opinione è che quest’antica scuola è sempre esistita nel Sud della Francia e soprattutto nella regione marsigliese che era la porta verso l’Oriente. Marsiglia è stata fondata 2600 anni fa ed ha ricevuto influenze da tutte le culture del Mediterraneo, data la sua posizione geografica privilegiata.

Con una frase così strutturata, il lettore comune potrebbe essere indotto a pensare che le carte Marsigliesi abbiano 2600 anni.

(sarò malizioso io?)
vedi qui

Quando si discute su dei fatti, o meglio si conduce un’indagine seria, la prima regola è fare la netta distinzione fra oggettivo – soggettivo - astratto.

Se oggettivamente non ci sono prove, posso certamente affidarmi alle sensazioni o impressioni per aprire nuove strade di ricerca, ma non per affermare che la certezza delle mie sensazioni non abbia bisogno di prove, altrimenti si cade nella mitologia.

Mi piace ripetere che: costruire un mito è sempre più facile che ricostruire la storia

Fatti
Le indagini storiche condotte fino ad oggi, danno per certa l’origine delle carte da gioco come Cinese, datandole approssimativamente nell’ VIII - X secolo dc (vedi qui).
Da li si diffusero in India, poi in Persia e arrivarono in occidente introdotte dai Saraceni intorno al 1300. La più antica testimonianza occidentale si ha in Spagna, nel “
Diccionari de rims” compilato nel 1371 dal poeta catalano Jaume March, dove si incontra per la prima volta il termine "naips" termine Saraceno con cui erano denominate le carte da gioco.
Quasi contemporaneamente in Italia, dalle cronache di Viterbo ci viene riportato che vi
furono introdotte dai saraceni delle carte da gioco chiamate Nayb nel 1379 (vedi “Storia dei Tarocchi di Giordano Berti).


In Spagna ancora oggi le carte da gioco sono chiamate Naipes








l’influenza saracena è riscontrabile anche sulle moderne carte “Venete o Trevisane” in cui sono raffigurate le tipiche spade curve.














Per approfondire la Storia dei Tarocchi clicca su: Storia di Milano
oppure troverete un'intero libro qui
Fine prima parte

Cap.2 Vedere ciò che si ha sotto gli occhi

Perché fino ad oggi nessuno si è accorto che esiste uno schema nei Tarocchi?

Parlare di Tarocchi oggi, conduce inevitabilmente il pensiero all’esoterico, alla cartomanzia fatta in molte TV private; o molto spesso entrambe le cose.

I Tarocchi hanno una storia e una loro genesi che per troppo tempo si è evitato di approfondire; un po’ perché gli studiosi seri, per i motivi detti prima evitano; spaventati dalla possibile compromissione della loro credibilità, un po’ perché gli studiosi appassionati, presi più dalla passione che dalla ricerca, non vogliono vedere.
È sempre stato più facile costruire un "mito" che ricostruire la storia.

Preconcetti
Noi tutti, siamo convinti di vedere con gli occhi, ma la realtà delle cose è che vediamo con la mente. E' la mente che traduce le informazioni percettive dell’occhio in immagini.
Queste immagini sono codificate dalla nostra
coscienza collettiva (vedi Jung), tanto che, se avessimo sotto gli occhi un oggetto non appartenente a questo mondo e soprattutto, che nessuno di questo mondo ha mai visto, non lo vedremmo.
Per esempio: prima dell'
incidente di Roswell quasi nessuno vedeva gli Ufo. Un’altro esempio che si addice meglio alla tesi che voglio sostenere, è l’eclatante fenomeno riportato nelle cronache dell’arrivo di Colombo in America.
Per gli indigeni, che non avevano mai visto una nave, quello che le loro menti tradusse in immagine, fu:
uomini a cavallo di onde.
“Non riuscivano a vedere le caravelle”
e questo li porto a fare un gravissimo errore d’interpretazione, credere che Colombo e il suo equipaggio fossero “Dei”. Le conseguenze di questo errore visivo furono enormi come tutti sappiamo.

L’esempio può calzare anche alla storia dei Tarocchi.
Da quando
Court de Gebelin nel 1781 scrisse il famoso articolo su “Le monde Primitif, in cui sosteneva che i Tarocchi erano il mitico libro egizio del Dio "Thot", nessuno, compreso Gebelin, vide più la caravella ma solo il suo equipaggio, producendo un errore d’interpretazione che è durato fino ai nostri giorni.

Lo Schema
Lo schema nei Tarocchi marsigliesi c’è ed è ben visibile: Matto e Bagatto, poi due quartine, Ruota, poi tre terzine, il Giudizio o Risveglio e Mondo. (vedi Lo schema)

Questo schema si vede molto bene nelle terzine, dove oltre ai tre astri Stella, Luna, Sole indiscutibilmente consecutivi, nella prima fila verticale abbiamo tre donne che compiono un gesto con le mani richiamando l'immagine di un movimento consequenziale.

[Photo]Notate anche la somiglianza dell’abito tra la Forza e la Temperanza, e le coppe tenute in mano dalla Temperanza e la Stella.
In Tarocchi più antichi la donna nella carta della Stella è vestita con un abito simile alle altre due carte.

Nella seconda fila verticale
(*vedi Lo schema) si noti la continuità del tema di una forza oscura.
Nella terza fila sempre verticale, Morte e Torre sembrano richiamare lo stesso tema funesto, sciolto solo alla fine, dalla luce del Sole. Terminando con la carta del Giudizio che in alcuni mazzi è chiamato Risveglio e il Mondo.


Risveglio

Come Colombo e il suo equipaggio non erano Dei, così la scoperta dello schema ci toglie il velo (scoprire = togliere ciò che copre) e fa vedere i Tarocchi non più come “l’arcano misterioso”, con cui l’esoterista compie strani rituali e la cartomante predice il futuro, ma piuttosto un grande libro sull’evoluzione del pensiero.

Lo schema rivela la capacità dell’ideatore, di analisi formativa del pensiero o
Logos, il quale pone l'uomo in relazione alla verità e alla totalità del proprio mondo.

Tralasciando la prima parte dello schema che analizzeremo più avanti, vi voglio portare nella parte più visibile, quella delle terzine.

[Photo]
Leggendo orizzontalmente:
nella Forza individuiamo il classico pensiero "Ateo" che si pone di fronte al creato come un essere lasciato solo a lottare contro le “Forze” della natura (Leone) da domare e soggiogare.
Quando queste forze sono superiori alle proprie, l’uomo è costretto alla sottomissione, a un periodo di fermo forzato come avviene nell’appeso.
Infine, l’ineluttabile evento chiamato Morte, "per questa visione atea", la malvagità della natura si esprime con tutta la sua “Forza”.

Le terzine rappresentano una scala crescente del pensiero, ma “non esclusiva”; voglio dire: quando un pensiero si evolve non deve tagliare quelle parti che l’hanno fatto evolvere.


Proprio come un albero non fa distinzione fra radici, fusto e chioma perché è un tutt'uno, così noi non dobbiamo creare una scala di valori che separi e dia più o meno importanza a un’idea piuttosto che a un’altra. Hanno
uguale valore, e sono il corpo e gli strumenti d’indagine logica che l’uomo spontaneamente ha creato nel percorso della propria crescita a contatto con il mondo materiale.

Mentre questi pensieri nascevano spontanei e inconsci, la coscienza faceva il suo cammino evolutivo.

L’uomo ancora involuto non poté accorgersi dell’unicità che costituivano e li separò, creando infelicità e disarmonia per millenni.


Ateo, Religioso e Scientifico non sono “Caste” ma l’evoluzione di
“un”, e ripeto “un” pensiero, che diventando sempre più cosciente e integrato, porta l’uomo a realizzare s’è stesso.

Di fatti solo dopo essere arrivati alla carta del Giudizio (che appunto potrebbe anche voler dire buon senso) e al Mondo carta in cui è rappresentata
Sophia la conoscenza e l’integrazione del tutto, l’uomo si accorge dell’unicità della “Grande Opera Creatrice”; giungendo finalmente a una visione d’insieme e d’integrazione.

Questi tre pensieri nella realtà sono uno.


Il primo prodotto dal senso di separazione, porta a vedere dentro di se (ricerca introspettiva) separandosi da tutto il resto.


Il secondo, prodotto dalla percezione di una forza
emanatrice che non si vede, porta a osservare l’otre (fede religiosa).

Il terzo, prodotto dalla volontà di essere l’artefice del proprio destino, a osservare e catalogare con metodo il mondo e l’universo conosciuto e percepibile (pensiero scientifico).


Ora avrete già capito che la seconda terzina rappresenta il pensiero religioso, ben visibile anche graficamente e nella terza il pensiero scientifico.


Ricordo che la scienza affonda le proprie radici nell’alchimia e nello studio degli astri.
Nel mazzo di Tarocchi detti di “Carlo VI “ e in quelli di “Ercole d’Este 1460-80” sono appunto raffigurati nella Stella e nella Luna degli studiosi che osservano il cielo.

lunedì 14 luglio 2008

Cap.1 Lo schema dei Tarocchi

Partiamo dallo schema.
Quando posizionai a terra le carte, sistemandole in ordine progressivo dalla numero 0 "il Matto" alla 22 "il Mondo", mi colpì la quartina consecutiva composta da:
Papessa-Imperatrice-Imperatore-Papa.









Poi, notai che
erano consecutive anche le carte di
Stella - Luna - Sole

questo, mi sembrava anomalo, se non fosse stato ripetuta in tutta la struttura del mazzo.

Non poteva essere casuale.


Escludendo per ora, il Matto e il Bagatto, pensai di posizionare altre quattro carte sotto le prime e tre sopra le ultime.




Le due quartina inizialmente non mi davano l'impressione di avere qualche connessione a parte il colore degli abiti.



Osservando le terzine, invece, notai come la Stella, sembrava fare un gesto consecutivo alla temperanza.

In entrambe le carte, una figura femminile tiene un vaso per mano.
Entrambe fanno il gesto di versare acqua.


Esplorando le varie possibili combinazioni per le carte rimanenti, l'unica, che per accostamento visivo risultava sensata era questa:






la Forza, sopra la Temperanza e la Stella, completa perfettamente una terzina verticale di donne che compiono un gesto con le mani.






Stella, Luna e Sole invece, completano una
terzina astrologica orizontale.


Sistemando le rimanenti carte nell'unico modo che sembrava dare un senso compiuto a l'intero mazzo, uscì questo schema.









Solo all'ora capì che i Tarocchi avevano trasportato un vero messaggio "eretico" passando indenni per più di seicento anni di censure,
fino ai nostri giorni.